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Festa di SantAntonio Abate a San Mauro Forte 8

Festa di Sant’Antonio Abate a San Mauro Forte

L’uso di porre campanacci al collo degli animali di allevamento è una pratica che accomuna le diverse tradizioni regionali italiane ed europee. In Italia meridionale e nelle isole, in tutto l’arco alpino, ma anche nella pratica pastorale dei Pirenei, della Corsica, dei paesi dei Balcani e via dicendo, agli animali al pascolo vengono posti campanacci di varia foggia e dimensione.
Questi oggetti hanno in primo luogo una funzione segnalatoria e di riconoscimento sia per gli uomini e sia per le bestie, in secondo, ma non meno importante luogo, hanno una funzione simbolica che richiama lo status del pastore e dell’allevatore. In ognuna delle tradizioni regionali e locali i campanacci e il loro suono funzionano da emblemi del pastore, come dei contrassegni sonori che ognuno di essi esibisce per essere riconosciuto, stimato e apprezzato nel suo gruppo sociale. Non soltanto, ad esempio, nell’antica legge pastorale del Kanun in Albania, i campanacci sono presenti all’interno di pratiche legislative.
Tale funzione simbolica del suono dei campanacci viene traslata nelle differenti culture anche in altri contesti rituali. Quello più ricorrente è il Carnevale come accade a San Mauro Forte e in altri paesi della Basilicata.
Un rumore cupo, fragoroso, assordante pervade le strade ed i vicoli, si arrampica fino alla maestosa Torre Normanna. Dilaga tra i secolari maestosi ulivi della vicina campagna, per andare poi a morire lontano.
È la sagra del Campanaccio, che, ogni anno, il 16 gennaio sconvolge la quieta sonnolenta esistenza di San Mauro Forte ridente centro, di circa 2000 abitanti, della collina materana. Il rito antichissimo, è legato alla festa di Sant’Antonio Abate, ma introduce anche alle ingenui follie del Carnevale.
Gruppi numerosi di uomini di ogni età, dunque, girano rumorosamente per le strade del paese, provvisti di enormi campani armentizi che essi suonano, tenendoli abilmente tra le gambe. La sfilata si apre con tre giri intorno alla Chiesa di San Rocco, dove si custodisce l’immagine di Sant’Antonio Abate e si riversa, poi, fra i vicoli; bicchieri di vino e assaggi di prodotti tipici rigenerano i suonatori, presso le cantine aperte.
I campanacci sono di sesso maschile e femminile: i “maschi” sono più lunghi ed hanno il batacchio che fuoriesce dalla bocca di qualche centimetro, mentre le “femmine” sono piuttosto larghe. Sono evidenti l’allusione sessuale e il valore simbolico.
Ai Campanacci, infatti, é attribuita una funzione apotropaica e propiziatoria: ad essi tocca il decisivo compito di stornare ogni forma di malanno, come ad esempio la grandine e di assecondare la fecondità dei campi e l’abbondanza delle messi. Non occasionale è la stessa presenza di una spiga di grano sui mantelli o sugli improvvisati cappelli di paglia, spesso ricavati da qualche vecchia damigiana, che costituiscono parte notevole dello stravagante abbigliamento degli uomini dei campanacci.
Altro elemento essenziale e significativo della sagra è il maiale e non è un caso che il 15 gennaio, festa del patrono “San Mauro Abate”, abbia inizio la tradizionale cerimonia dell’uccisione del porco, che termina proprio la sera del 17 gennaio. Nelle credenze religiose popolari il maiale simboleggia il male e nella iconografia di “Sant’Antonio” proprio il maiale “incarna” le molte seducenti tentazioni del diavolo.
Negli ultimi anni il Campanaccio, antichissimo rito legato alla transumanza e ai cicli agricoli, è diventato un appuntamento di rilevanza nazionale arricchito da iniziative musicali e culturali.

Festa di Sant'Antonio Abate a San Mauro Forte: Scampanatori
Festa di Sant'Antonio Abate a San Mauro Forte: Scampanatori
Descrizione delle maschere e loro composizione

Non si hanno fonti certe e documentate dell’esistenza di una maschera relativa al campanaccio di San Mauro Forte in quanto si tratta di un rito che affonda le proprie radici nella cultura pagana.
Per quanto possa ricordare la mente umana e per le notizie tramandate di generazione in generazione gli scampanatori hanno sempre svolto questo rito in totale libertà di espressione ornamentale e per lo più a volto scoperto, quasi a voler dimostrare la propria identità o appartenenza sociale.
Il simbolo, per cui, resta la campana, questo strumento che accomuna tutti e che diventa mezzo di rivalsa e tumulto sociale.
Negli ultimi secoli erano per lo più i contadini a svolgere questa manifestazione per cui con il passare degli anni si è continuato ed esibire il tipico abbigliamento contadino composto da: abito in velluto nero o marrone con calzari in lana all’altezza del ginocchio, pantaloni alla zuava, panciotto con taschino, camicia con la pistagna e talvolta dei cappelli.
Nei giorni nostri gli scampanatori più tradizionalisti usano questo tipo di abbigliamento, talvolta rivisitato o arricchito negli ornamenti, altrimenti si osservano abiti che richiamano al mondo pastorale, onirico o addirittura “moderno”.
Il campanaccio resta un rito che porta in se l’antico culto della terra, delle tradizioni, dell’amore verso la natura e del proprio borgo e allo stesso tempo ne risente degli impulsi del mondo contemporaneo che portano a un continuo modificarsi nel modo e nella forma di esprimersi.
Insomma il Campanaccio sin dalle sue origini resta una manifestazione “spontanea” di “liberi suonatori” di campanacci.

Dove e Quando

Info

Foto

Video

Video di Lucrezia Argentiero (2010).

San Mauro Forte – I Campanacci, video di Basilicata Turistica (2019).

Video di Gianni Maragno (2017).

Video di Giovanni Mocchi (2014).

  • Contenuti della pagina a cura di:
    Francesco Laguardia, Domenico Deufemia
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