Il borgo di Ranverso in Rosta e Buttigliera Alta, con la sua primitiva chiesa, è senza indugi il luogo di culto a Sant’Antonio Abate più antico d’Italia.
Situata ai piedi della Valle di Susa e lungo il percorso della Via Francigena, la Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso venne fondata tra il 1180 ed il 1185 per volere del conte Umberto III di Savoia, che la fece costruire e la affidò all’Ordine Ospedaliero di S. Antonio di Vienne (Francia) come luogo di accoglienza per i pellegrini, ma soprattutto come ospedale per gli ammalati di fuoco di Sant’Antonio (herpes zoster). L’intero complesso ha goduto nei secoli della protezione dei Savoia e alla soppressione dell’Ordine Antoniano, inglobato in quello di Malta nel 1775, passò all’Ordine Mauriziano, cui ancora oggi appartiene.
In Italia esiste una vera e propria venerazione per Sant’Antonio Abate, iniziando un legame con il nostro Paese: Antonio fu un eremita egiziano a cui si deve l’inizio del cosiddetto “monachesimo cristiano”, ovvero della scelta di passare la vita in solitudine per ricercare una comunione più intensa con Dio. Il culto di Sant’Antonio Abate in Piemonte ha trovato larga diffusione non solo in alcuni centri urbani, ma anche e soprattutto nell’ambiente delle valli alpine, delle campagne e sulle tante diramazioni delle vie francigene che dal Moncenisio e/o Monginevro scendevano a Susa e poi a Ranverso, dove i pellegrini trovavano ristoro e assistenza, diretti poi a Roma per proseguire verso Otranto, dove si imbarcavano per giungere alla Terra Santa di Gerusalemme.
Nella Chiesa Abbaziale – primogenita della casa madre di Vienne -, dichiarata nel 1883 Monumento Nazionale e a cui i locali hanno dato l’appellativo di “Piccola Cappella Sistina della Valle di Susa”, è persistente il simbolo del Tau che richiama l’antico legame con l’Ordine Antoniano. Nell’edificio è possibile ammirare la Statua dedicata a Sant’Antonio Abate realizzata tra la fine del XIV secolo e gli inizi del XV, probabilmente in Francia, in legno dipinto di colore scuro: il Santo, che indossa l’abito dell’Ordine Antoniano, con la mano destra regge il bastone con la Tau, mentre nella sinistra tiene il libro con la regola dell’Ordine; ai piedi del Santo un maiale è rappresentato in dimensioni ridotte. L’abside conserva, inoltre, il pregevole Polittico con le sette bredelle che riportano la vita di Santo, realizzato dal pittore Defendente Ferrari nel 1531 su commissione della vicina città di Moncalieri (TO) come ex voto per il miracolo ottenuto da Sant’Antonio Abate per averli salvati dalla peste. Il presbiterio ospita sulla parete sinistra la “Madonna in trono e i Santi Giovanni Battista, Antonio Abate, Marta, Margherita, Nicola e Martino e i Profeti” di Giacomo Jaquerio; sulla parete destra, si trovano le “Storie di Sant’Antonio Abate e i contadini che offrono maiali a Sant’Antonio”.
Il 17 gennaio, in occasione della festa, presso la Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso viene svolta la “benedizione degli animali e dei mezzi agricoli da lavoro contadino”, usanza ripristinata nel 2007, a cui si aggiunge la processione nelle vicinissime cascine dei contadini per la benedizione, dove nelle stalle è ben presente l’immagine del Santo. In precedenza il rito della benedizione si svolgeva presso le parrocchie di Rosta (TO) e di Buttigliera Alta (TO), il confine dove è situato il concentrico della Precettoria.
Nel corso della manifestazione vengono distribuiti dei piccoli pani benedetti a forma di animali, a cui segue il pranzo conclusivo della festa offerto dai coltivatori locali.
L’evento, fortemente sentito dalla popolazione locale, coinvolge ogni anno i parroci sia di Rosta che di Buttigliera Alta, le Amministrazioni Comunali, le Pro Loco e le Associazioni locali.
Dove e Quando
- Chiesa Abbaziale della Precettoria di Sant'Antonio di Ranverso, Via Sant'Antonio di Ranverso, 10090 Buttigliera Alta TO
- 17 gennaio
Info
- A.S.A.R. Amici di Sant'Antonio Abate di Ranverso
- Via Arduino n. 51/B, 10095 Grugliasco TO
Foto
Video
Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso – 4K. Video di Drone Fly (2021).
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Contenuti della pagina a cura di:Ersilio Teifreto